Siamo uomini o caporali?
Per quanto tempo ancora il Comune potrà garantire la tenuta finanziaria? Non c'è dubbio che siamo messi molto male, e l'aspetto economico/finanziario è certamente il più evidente, ma è tutto il contesto che allarma.
Molti miei lettori sono rimasti colpiti dai severi giudizi che di volta in volta ho espresso su questa amministrazione, che pure mi appartiene per tendenza ideologica, ma il mio pessimismo è figlio della grande volontà di affrontare il “caso Terracina” con idee giuste e forti, perché non c'è più posto per mezze misure e compromessi. Come ho già detto, quando la situazione è critica, il “bon ton” va messo da parte, ed occorre parlare chiaro. Guardiamoci intorno, siamo pieni di guai in tutti i settori, la città necessita di una cura da cavallo in un quadro d'insieme che rassicuri e garantisca ai cittadini una “governance” solida e sicura.
Terracina appare oggi come una città in declino, una città rassegnata, ripiegata su se stessa, incerta sul futuro e priva di reazioni. Viviamo una situazione politica che non piace, che non convince, che ignora le necessità della gente comune e genera disagio in chi vive nel mondo produttivo, ma anche in chi lavora nei settori più diversi, che non dà speranze ai più giovani. In una Provincia stanca, Terracina sembra essere stanchissima, e gli elettori non hanno più punti certi di riferimento. Questa è l'aria che si respira in città. Però, se la critica alla gestione Nardi è senz'altro forte, solo criticare non serve: occorre un progetto che sia sicura alternativa allo scenario inquietante che una classe politica palesemente mediocre sta approntando per il dopo Nardi. Questa è la cosa importante, questo è il compito di chi sente il dovere di proteggere la città: suggerire un progetto alternativo il più rispondente possibile alle aspettative della cittadinanza.
Un progetto che attraverso l'aumento degli spazi di libertà per il cittadino, possa raggiungere condizioni migliori non solo per l'economia terracinese, ma per tutti gli aspetti attinenti alla qualità della vita. Un progetto in cui un Comune non oppressivo attui un processo di facilitazione per le iniziative, una politica per la società con regole che ne difenda i diritti, ma che ne assicuri anche i doveri. Un Comune snello, efficiente, e nello stesso tempo forte, che non invada la sfera che deve essere lasciata al cittadino.
La ricostruzione dell' “Azienda Comune” potrà essere attuata solo attraverso persone che abbiano la visione di un Ente integrato nell'economia regionale e nazionale, con assessori consci di questo ruolo, che riscuotano il rispetto dei cittadini e che diano garanzia di non esercitare una politica prevaricatrice. A Terracina non esiste nulla di tutto ciò, ed è di questa linea che Terracina ha bisogno.
Alle cose che vanno male si può reagire in due modi, combattendo o abbandonando. Dobbiamo chiederci allora, se questa è una città ormai vinta e rassegnata alla sconfitta, o se esiste almeno una pattuglia che vuole combattere. Io sono convinto che valga la pena di reagire, sono convinto che si possa dare uno scossone che può essere l'inizio di una fase nuova per Terracina, e credo sia ora il momento di iniziare, con una Amministrazione ormai precipitata in una crisi verticale di credibilità. I cittadini, oberati da una pressione fiscale senza precedenti, con le spese del Comune enormemente gonfiate, si pongono da tempo le stesse domande senza ottenere nessuna convincente risposta: come mai il livello di efficienza dei servizi essenziali, pulizia, sicurezza, trasporti, è così decisamente peggiorato? Insomma dove finiscono i soldi dei contribuenti?
Voglio limitarmi a pensare che vengano dispersi e dissolti in una pessima gestione, considerato che nella disamministrazione Nardi il denaro per le cose inutili abbonda e per quelle necessarie difetta.