Il Piano Azzola
Un’opposizione fondata sul “no” aprioristico non serve a nessuno. Non serve a Terracina, non serve a chi la attua e soprattutto, offende l’intelligenza.
Questa maggioranza, che nessuno più di me vorrebbe licenziare, di cose buone ne ha fatte poche, ma se si è intellettualmente onesti, almeno quelle poche vanno riconosciute.
Una di queste è il così detto piano Azzola, un progetto che va portato a compimento per almeno tre motivi: il primo è che originerebbe un indotto economico rilevante in una città che sta morendo di inedia; il secondo è che va a migliorare una sacca di territorio antiestetico in una zona importante di Terracina, ed infine apporterebbe un po’ di ossigeno a casse comunali che ne hanno estremo bisogno.
Un progetto che porrebbe fine alla stagnazione edilizia, che creerebbe posti di lavoro per decine e decine di persone facendo muovere flussi di denaro in diversi settori, perché niente più dell’edilizia scuote e movimenta l’economia. Sicuramente qualche cosa va limata, ma una realizzazione così importante non va ostacolata, insieme ad altre che dovrebbero essere ideate nel ridisegno generale di una città che in alcuni e centrali punti è addirittura inguardabile.
Il progetto Azzola, che nel suo insieme è ben integrato e gradevole dal punto di vista estetico, potrebbe essere il punto di partenza di un nuovo orientamento per dare più libertà di manovra all’iniziativa privata, completamente azzerata nell’era Recchia, che ha mortificato l’economia e creato le basi di un “fermo” che ancora perdura.
La povertà si accentua proprio quando le amministrazioni sono troppo invasive nel “privato”.
Un Comune moderno deve solo limitarsi ad evitare le sperequazioni, ma essere “più amico” di chi ha voglia di fare. Non esistono motivi ragionevoli contro questo progetto, almeno che non siano di natura strettamente politica, ma di una politica nociva ed “invidiosa” che va contro gli interessi dei lavoratori e l’ammodernamento della città, per cui, anche se fuori dalla maggioranza, Azione Sociale approva.