Il nodo rifiuti a Terracina

Fondi è la città più bucolica della provincia, eppure nel perimetro urbano non esiste un solo parco degno di questo nome, così come non esistono piste ciclabili. E sì, che fino ad un decennio fa Fondi poteva essere paragonata a Ferrara per la cultura sull’uso delle due ruote.
Altra macroscopica lacuna: la circolazione viaria, in attesa di una progettazione seria per una viabilità praticamente ferma agli anni ’60. Intorno alle otto del mattino ed alle diciotto del pomeriggio, Fondi rivela tutte le carenze derivanti da un mancato e razionale piano del traffico.
Dobbiamo cominciare seriamente a chiederci perché la quasi totalità degli enti pubblici è in rosso stabile. E mettiamo per il momento da parte il sentimento comune che vuole che sia tutto un arraffa arraffa: la vera causa delle carenze che affliggono le amministrazioni pubbliche di ogni genere, risiede solo ed esclusivamente nella mancanza di meritocrazia. |
L'economia soffre di una situazione delicata, è vero, ma la flessione di Fondi rappresenta un primato negativo decretato sicuramente non da un destino cinico e baro, ma dall'incapacità di dare a questa città il giusto indirizzo. Il territorio è inquinato, e le attività non sono adeguatamente supportate da giuste iniziative politiche. |
Per quanto tempo ancora il Comune potrà garantire la tenuta finanziaria? Non c'è dubbio che siamo messi molto male, e l'aspetto economico/finanziario è certamente il più evidente, ma è tutto il contesto che allarma. Il giudizio su questa amministrazione che pure mi appartiene per tendenza ideologica è severo, ma il mio pessimismo è figlio della grande volontà di affrontare il “caso Terracina” con idee giuste e forti, perché non c'è più posto per mezze misure e compromessi. Quando la situazione è critica, il bon ton va messo da parte, ed occorre parlare chiaro. Guardiamoci intorno, siamo pieni di guai in tutti i settori, la città necessita di una cura da cavallo in un quadro d'insieme che rassicuri e garantisca ai cittadini una governance solida e sicura. |
Il primo effetto del decreto legge sul il riordino delle Province deciso dal governo Monti è senz’altro quello di tracciare una riga su 150 anni di storia; infatti le province nascono nel 1859, prima della formazione del regno d’Italia. 31 capoluoghi cesseranno di essere chiamati tali, a questo i cittadini dovranno abituarsi annullando quel senso campanilistico proprio di tutti gli italiani, che fra l’altro non hanno ancora ben chiaro quali saranno le conseguenze sui rispettivi territori di appartenenza. |